martedì 6 maggio 2008

PER FINI BRUCIARE UNA BANDIERA E' BEN PIU GRAVE DELLA MORTE DI UN RAGAZZO ITALIANO


Gli scontri e le contestazioni della sinistra radicale contro la Fiera del Libro di Torino "sono molto più gravi" di quanto accaduto a Verona. Così il presidente della Camera Gianfranco Fini, interviene a Porta a Porta.Non so se rimanere basito o incazzarmi ferocemente.Di certo per un uomo che rappresenta la terza carica dello Stato una frase del genere non può essere paragonata ad una gaffe alla Bush. No, decisamente no. E’ una frase grave che mostra come più del bene nazionale o comunque del proprio popolo esiste ancora qualcuno (e purtroppo sono ancora in tanti secondo me) che antepone la propria apparenza, il proprio essere vuoti al bene comune.Certo, ha ragione l’onorevole presidente Fini quando dice che i due fenomeni non sono comunque paragonabili. Ha pienamente ragione. Ma allora perché lo ha fatto? Per compiacere qualcuno in Israele? Mi vien da sorridere perché penso ad Olmert, premier israeliano, e lo vedo bello e soddisfatto della dichiarazione di Gianfranco Fini. Ma stiamo scherzando davvero? Io sarei veramente curioso di conoscere chi, italiano o israeliano che sia crede realmente che a Tel Aviv possa aver minimamente interessato quanto detto dal neo presidente della Camera. Anzi, credo che, conoscendo l’acceso nazionalismo che anima gli israeliani, nel Paese degli ulivi dove non c’è pace da 60 anni, abbiano sorriso amaramente nel constatare come un personaggio politico come il leader di An abbia potuto dire una corbelleria simile.Qui non si tratta di essere pro o contro Israele qui si tratta semplicemente di condannare un assassinio avvenuto per futili, futilissimi motivi di un italiano. Un giovane ucciso dal branco per noia, per arroganza, per follia, per spacconeria? Difficile dirlo. Certo è che nessuno può dire che bruciare una bandiera sia più grave della morte di un ragazzo. Nessuno, nemmeno la terza carica dello Stato.Ho sempre criticato Fini, fin dai tempi del Fdg, ma la mia è sempre stata un critica politica, anche se durissima. Ma qui si è andati oltre la politica. Non riesco a comprendere il senso di quella frase. Non riesco a comprendere come un uomo di 50 e passa anni, con una esperienza politica alle spalle di non certo poco peso, anche se criticabilissima, riesca a far uscir fuori certe parole.Bruciare una bandiera, tirare dei sassi, lanciare molotov e scontrarsi con la polizia è un gesto politico. Grave, violento, criticabile e condannabile. Uccidere un ragazzo di 29 anni fuori da un qualsiasi contesto se non quello di una società marcescente non ha giustificazioni politiche e per questo è ben più grave dei fatti di Torino.Non sono mai stato giustizialista, non ho mai sostenuto la “doppia pena di morte” almirantiana, né tantomeno sono stato immune dalla violenza politica subita e data. Se lo negassi sarei un ipocrita. Ma la violenza gratuita no, quella non l’ammetto. La violenza senza un motivo valido, ammesso che vi sia un motivo valido per fare violenza, per gioco, per stupidità, per noia, per bullismo, non ha ragione di essere e deve essere punita con il massimo previsto dalla legge. Poi dopo faremo tutte le dietrologie possibili e cercheremo tutte le motivazioni del disagio giovanile che trapassa il mondo da parte a parte. Da continente a continente.No caro onorevole presidente della Camera, una bandiera non vale una vita. Una bandiera vale la vita di un uomo solo quando questo uomo cade combattendo per essa. E la cosa è ben diversa ma capisco che Lei questo non lo ha mai compreso.

Stefano Schiavi

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