lunedì 21 luglio 2008

I CONTORNI DI UN SISTEMA


Il social-liberismo è il sistema politico dominante di questi primi anni del Terzo millennio. Esso ha due facce. La prima, quella visibile e subdola è sociale (o intende esserlo), nel senso demagogico del termine. Promesse, benessere, meno tasse più tecnologia, più servizi meno criminalità, pensioni e salari più alti. L’altra, quella occulta, rappresenta la più infima proiezione del liberismo, per il quale l’individualismo, assunto come “nord” di una ipotetica bussola dell’agire umano, rappresenta l’essenza sacerdotale.
La precarietà sotto le mentite spoglie della flessibilità, l’insicurezza generale sulla quale a volte gettano benzina i mass media, oltre alle moderne tecnologie digitali, costituiscono solo alcune modalità della strategia del controllo. Il fine è quello di irretire le masse in una omologazione strumentale alla conservazione del Potere economico e politico. Si fa dunque leva sui bisogni dell’essere umano, molto spesso artefatti, e s’intende colmare le lacune determinate dalla deflagrazione sociale. Così l’uomo non si specchia più nel suo simile o nella comunità, bensì nelle vetrine dei negozi.
Il consenso viene estorto con la forza invisibile, perciò incontrastabile, delle strategie di comunicazione e ciò che prima era sangue e ragione diventa un automa dagli occhi amorfi come quelli delle statue della classicità. Si crede di essere liberi poiché ci si è liberati dai legami personali, dai doveri, dal sacrificio, dalla scomodità della vita, dalla socialità comunitaria. I diritti civili hanno sostituito i diritti sociali, mascherando con le paillettes del progressismo ciò che invece si chiama solitudine.
Va compreso che tutto ciò significa conservazione; del Potere, degli status quo, pura amministrazione dell’esistente per conto terzi. Per risalire la china e riappropriarci della nostra essenza bisogna combattere senza paura, senza tentennamenti né compromessi contro il social-liberismo. Occorre abbattere l’uomo borghese, da intendersi non come categoria sociale, ma quale forma mentis e visione della vita. Con esso vanno affrontati a viso aperto e sconfitti lo snobismo, l’individualismo, il neo-malthusianesimo (non si fanno più figli, disidratando la società dei suoi significati), il pessimismo di facciata che nasconde l’affarismo, l’arrivismo, la voglia della vita comoda, la religione dell’utile, l’epifania del denaro e la teologia della carriera. Occorre farlo ora, mentre l'uomo indietreggia sonnambulo e si fa sempre più notte.

Antonio Del Prete

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